Approfondimento "La Guerra dei Papaveri": malattie mentali e Disturbo Post-traumatico da Stress

ottobre 17, 2020 0 Comments


Buongiorno a tutti lettori!

Questa è la penultima tappa del book tour per La Guerra dei Papaveri e in questo approfondimento parleremo delle malattie mentali e del disturbo post-traumatico da stress.

Come già più volte ribadito nella mia recensione (che potete trovare qui), R. F. Kuang, autrice del libro, utilizza uno stile di scrittura molto diretto per descrivere elementi ed avvenimenti che possono in alcuni casi destabilizzare il lettore e che in altre opere vengono accennati solamente in modo superficiale. In particolare, non si scansa dal raccontare le conseguenze che la guerra -e altre entità- possono avere sui diversi individui, sia a livello fisico sia a livello mentale.

Prima di iniziare l'approfondimento, trovo doveroso fare una premessa: non sono una specialista né in Psicologia né in Psichiatria. Sono una studentessa di medicina che in questo articolo cercherà nel modo più semplice possibile di fare una riflessione su cosa sono i disturbi mentali e in particolare il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) e su come nel tempo si sia evoluto il rapporto della società con le persone che presentavano tali disturbi.



Rin era convinta di essere sana di mente. Di essere integra. Era vero, aveva perso tanto, ma aveva ancora il pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Era lei a prendere le proprie decisioni.


In La Guerra dei Papaveri, si presta molta attenzione alla salute mentale e si fa molte volte riferimento alla pazzia, che può derivare dalle crudeltà e dai traumi della guerra oppure che può essere conseguenza della relazione spirituale dello sciamano con il divino. Ho apprezzato questo continuo interessamento agli effetti che gli avvenimenti raccontati nel libro possono avere nella realtà dell'individuo. Molto spesso, in altri romanzi, ci si dimentica completamente del risvolto che determinate azioni possono avere sulla natura umana del protagonista, andando a perdere quel senso di verosimiglianza che, secondo me, in un'opera si deve sempre cercare di mantenere.

Quindi, cosa intendiamo per salute mentale?
Secondo il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la salute mentale viene determinata da molteplici fattori: capacità di gestire i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri comportamenti e le relazioni con gli altri, a cui si associano fattori sociali, economici, politici e ambientali come condizioni di vita, lavorative o di comunità. 
Definire il disturbo mentale ha permesso di iniziare a superare quell'atteggiamento di paura, di repulsione, da sempre presente verso la malattia mentale e che ancora oggi, purtroppo, sopravvive sotto forma di stigma o pregiudizio sociale. Sicuramente, il pregiudizio più diffuso riguarda la pericolosità sociale, intesa come la probabilità che un individuo con un disturbo mentale possa mettere in atto delle condotte auto ed eterolesionistiche. Lo stigma, invece, può essere definito come un marchio visibile di discredito e di vergogna, uno status morale criticabile e disprezzabile che colpiva i malati psichiatrici. E’ un’etichetta negativa che può colpire diversi gruppi di persone, con una potente azione collettiva e difensiva della collettività rispetto al malato.
Questi stereotipi sono spesso riaffermati, senza che si presti la dovuta attenzione, nella comune interazione sociale, rinforzati dai mezzi di comunicazione di massa e dal linguaggio comune. In realtà, il paziente deve essere identificato come una persona ammalata e sofferente, ponendo in secondo piano una possibile condizione di violenza e di pericolosità. Spesso, nei discorsi comuni, gli atti di violenza sono collegati a malattie mentali, anche se le prove sono assenti o scarse. Attraverso questi discorsi, l’uditore potrebbe essere indotto a credere che gli episodi di violenza imprevedibili si manifestino molto più frequentemente tra coloro che soffrono di una patologia mentale rispetto alla popolazione generale. Emerge l’immagine che le persone malate di mente sono diverse anche quando non sembra. Tutto questo provoca nel malato un progressivo isolamento sociale per paura di essere stigmatizzato, ritirandosi dalla società per evitare un marchio più forte. Sin dall'inizio dell’umanità, si ha sempre avuto la paura del diverso, dello straniero, e si è sempre cercato di isolare chi manifestava comportamenti o credenze discostanti da quelli del gruppo dominante. Lo stigma ha accompagnato diverse patologie nel corso del tempo, come l’epilessia, la lebbra, la peste e nell’attualità l’AIDS. Per molto tempo ha prevalso una strategia di difesa dal malato mentale piuttosto che in difesa del malato. Da sempre, nelle credenze popolari, solo i folli potevano curare i folli e la malattia mentale si trasmetteva con modi simili a quella delle malattie contagiose. In epoca manicomiale, solo persone dotate di "poteri" (gli psichiatri) potevano entrare in contatto con i malati mentali e lo facevano nello spazio chiuso e circoscritto dell’istituzione che evitava in qualche modo il "contagio".
Fortunatamente in Italia con la Legge Basaglia n°180 del 1978 si è stipulata la chiusura dei manicomi e ciò ha permesso di restituire dignità e valore ai malati, che vengono finalmente riconosciuti come persone degne di cura. Sono state create, quindi, oltre ai reparti psichiatrici, strutture sul territorio, come ambulatori, centri diurni, comunità, che permettono una continua assistenza e riabilitazione del paziente, che rimane integrato nella società e non più alienato o abbandonato. 

I suoi occhi parevano dei vetri infranti.

Elemento fondamentale de La Guerra dei Papaveri è il conflitto. Vengono descritte molte situazioni e scene forti dal punto di vista emotivo, che permettono al lettore in parte di percepire cosa significa mettere a rischio la propria vita durante uno scontro. Solitamente, è difficile immedesimarsi nel personaggio, perché molto spesso gli autori conferiscono una sorta di intoccabilità fantastica al protagonista, che lo rende coraggioso, impavido e perfetto. Rin, la nostra protagonista, almeno all'inizio, non è così. E' umana e come tutti ha paura. Ha estremamente paura della guerra. Ha visto la paura negli occhi dei propri compagni, dei propri nemici e negli occhi senza vita delle vittime. E' impossibile che degli eventi così devastanti non abbiano un impatto su chi li ha vissuti. Un altro merito, infatti, che voglio conferire all'autrice è quello di descrivere cosa accade dopo la guerra e quali sono le devastanti conseguenze che questa ha sugli individui. Diverse scene molto forti e toccanti ci permettono di introdurre come ulteriore argomento di questo approfondimento il disturbo post-traumatico da stress.

Il Disturbo Post-traumatico da Stress (DPTS) insorge in seguito all'esposizione a eventi stressanti di gravità oggettiva estrema. Le situazioni e gli eventi traumatici possono riguardare il singolo individuo, come nel caso di omicidi, rapine, violenze, abuso sessuale infantile, gravi incidenti, oppure anche un gruppo o una comunità, come catastrofi naturali, alluvioni, terremoti, o disastri civili come incidenti aerei, navali, situazioni di guerra, prigionia.
E' caratterizzato dallpersistente riesperienza dell'evento traumatico. Il paziente può presentare ricordi ricorrenti e intrusivi dell'evento, sogni sgradevoli oppure veri e propri stati dissociativi, che durano da pochi secondi a diverse ore o giorni, in cui vengono rivissute parti dell'evento e il soggetto si comporta come se le stesse vivendo in quel momento. Inoltre, il paziente tende ad evitare stimoli o elementi che gli ricordano il trauma e presenta sintomi persistenti di ansia con insonnia, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, irritabilità, scoppi d'ira, difficoltà di concentrazione.
Importante, in questi casi, è rivolgersi con urgenza a un medico o a un terapeuta in modo da poter iniziare un percorso che permetta di superare il trauma adottando strategie di coping e di risoluzione adatte al paziente.

Se volete approfondire maggiormente questo argomento, vi consiglio Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche di Bessel Van der Kolk, consigliatomi dalla mia professoressa di Psicologia.


L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stipulato la Giornata mondiale della Salute Mentale il 10 Ottobre di ogni anno.
A questo link potete trovare ogni campagna che l'OMS ha promosso negli anni a favore della salute mentale.



Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per aver letto questo lungo articolo e per il vostro interesse verso questi argomenti molto delicati e che spesso vengono ignorati o allontanati.
La Guerra dei Papaveri, come avete visto in questo blog tour, è un libro che, nonostante appartenga al genere fantasy, ci ha permesso di esplorare in questi giorni tematiche costantemente presenti nella nostra società, come il bullismo, la dipendenza oppure appunto i disturbi mentali. Sono delle situazioni presenti nella vita di tutti i giorni e proprio per questo motivo non dovrebbero essere ignorate. 


-Mari



Bibliografia:
- C. Callegari, S. Vender, N. Poloni, Fondamenti di Psichiatria, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2013
- Associazione Psichiatrica Americana, DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2014



Non perdete le ultime due tappe del blog tour domani!





Recensione: "La Guerra dei Papaveri" di R. F. Kuang

ottobre 10, 2020 0 Comments
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Ciao a tutti lettori!

In previsione dell'uscita de La Guerra dei Papaveri di R. F. Kuang, edito Mondadori, è stato organizzato un blog tour da Spill the Book, che va dal 9 al 18 Ottobre. Vi consiglio di appuntarvi i blog che parteciperanno, dato che pubblicheranno diversi articoli molto interessanti nell'arco della prossima settimana oltre alle proprie recensioni. Li potete trovare tutti elencati nel banner alla fine di questo articolo. 

Oggi, qui, vi propongo la mia recensione.

Buona lettura!


Titolo: La Guerra dei Papaveri
Titolo originale: The Poppy War
Autore: R. F. Kuang
Editore: Mondadori
Genere: Adult Fantasy
Data di pubblicazione ITA: 13 Ottobre 2020


❗Trigger Warning: in questo libro sono presenti diversi elementi che potrebbero ledere la vostra sensibilità come guerra, droga, dipendenza, razzismo, genocidio, bullismo, tortura, omicidio, stupro, misoginia. E' un Fantasy per adulti a tutti gli effetti. 





Sinossi:
Rin ha passato a pieni voti il kējŭ, il difficile esame con cui 
in tutto l'Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che andranno a studiare all'Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti : per i censori, increduli che un'orfana di guerra della provincia di Jī potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di  poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard - la scuola militare più esclusiva del Nikan - è stato ancora più sorprendente.
Ma le sorprese non sono sempre buone.
Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l'antica e semileggendaria arte sciamanica.
Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente fole e all'uso di papaveri da oppio, Ron si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto di più che non sopravvivere a scuola: è forse l'unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri.
Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.


Non puoi usare gli dèi come ti pare e piace. Gli dèi sono tanto distanti dalla nostra comprensione che ogni tentativo di sfruttarli come arma può solo finire in un disastro.

R. F. Kuang sin dalle prime pagine de La Guerra dei Papaveri ci trasporta nella semplice e miserabile vita di Fang Runin, o Rin come lei preferisce farsi chiamare. La nostra protagonista è alle prese con il keju, che per i più nobili rappresenta solo un esame complesso, mentre per lei rappresenta l'unica occasione di libertà. E' un'orfana, una ragazza senza radici, senza educazione e apparentemente senza alcuna speranza. Almeno fino a quando non decide di prendere in mano la propria vita e rincorrere il suo sogno di libertà e di potere. Con metodi molto estremi, spingendo al massimo sia il suo corpo sia la sua mente, riesce a ottenere un posto d'élite alla Sinegard, la più importante accademia del Paese. Qui sin da subito viene etichettata come diversa: non appartiene alla nobiltà, non ha famiglia né un'istruzione. Il suo viaggio e la sua vita sin da subito sono complicati. Per poter, quindi, rinnegare finalmente questa sua perenne condizione di inferiorità, si spinge al limite: lotta, studia, non dorme, solo per poter dimostrare che anche lei è degna di rispetto.
Credo che questa sua continua lotta contro persone ed elementi che la vogliono inferiore sia la base di tutta la sua vita e quindi anche dell'intero libro.
Rin non è un'eroina, non è colei che salverà il mondo. E' una ragazza che cerca un suo posto nella realtà che la circonda, grazie alla propria astuzia o alla propria forza. Da Sinegard, inizia il viaggio nello scoprire il proprio io e le proprie radici e fino a dove è in grado di spingersi (sia fisicamente che mentalmente) affinché ottenga considerazione e rispetto.

"Voglio nascondermi. Voglio che qualcuno mi dica che sarò al sicuro, che questo è solo uno scherzo, un brutto sogno."
In quel momento si rese conto che per tutto quel tempo aveva giocato a fare la soldatessa, fingendo di essere coraggiosa.
Alla vigilia della battaglia, però, non se lo poteva più permettere.


Per quanto riguarda i personaggi secondari, ce ne sono diversi abbastanza interessanti come il maestro di demologia di Rin, Jiang, oppure il suo rivale all'Accademia, Nezha, o ancora Altan Trengsin, il più grande e temibile allievo della Sinegard. Tutti contribuiranno in gran parte a formare il carattere e la personalità di Rin, anche se, individualmente, vengono indagati ben poco.
Uno degli elementi che forse è mancato a La Guerra dei Papaveri e che spero verrà trattato prepotentemente nel secondo volume è l'introspezione dei personaggi secondari. Le occasioni sicuramente non mancheranno perché Kuang ha creato un mondo e dei personaggi con uno spettro di colori molto vario, che lasciano spazio a storie, sentimenti e pensieri di diverso tipo.


Un punto invece a favore è lo stile di scrittura. Nonostante sia il primo libro pubblicato da R. F. Kuang, l'autrice riesce a catapultare direttamente il lettore nel mondo dei Nikariani. Lo immerge negli eventi tenendolo incollato a ogni pagina, a ogni respiro, a ogni goccia di sangue versata. Non è una lettura semplice perché, come nella realtà, la guerra non fa sconti a nessuno e nemmeno li fa l'autrice. Vengono trattati temi importanti, duri, che sono adatti esclusivamente a un pubblico adulto, come l'abuso, la violenza, le patologie mentali, la dipendenza, il razzismo e la tortura. Lo stile di scrittura rispecchia completamente quella che è la Guerra dei Papaveri: diretta, schietta, cruda e cruenta.

Abbiamo sviluppato la capacità di ricomporre il tessuto del mondo. Che senso avrebbe non sfruttarla?

E' stata una lettura personalmente davvero interessante e stimolante: basta considerare che non riuscivo a finire un libro da qualche mese, mentre con La Guerra dei Papaveri di colpo mi sono ritrovata all'ultimo capitolo. Ribadisco ancora una volta che non è una lettura adatta a tutti: è un Adult Fantasy con tematiche forti, che vengono proposte al lettore senza alcun filtro. 


Voto:

Lettura interessante, diversa e stimolante.
Spero in una maggiore introspezione dei personaggi secondari nei prossimi volumi. 


Qui potete trovare tutte le date e gli argomenti che verranno trattati nel blog tour!



-Mari