venerdì 16 agosto 2024

Recensione: "Iron Flame" di Rebecca Yarros + commenti spoiler alla fine

agosto 16, 2024 0 Comments


Ciao readers!

Scrivo questa recensione subito dopo aver terminato la lettura di Iron Flame, secondo volume della serie di 5 libri intitolata The Empyreans di Rebecca Yarros.

Dopo aver letto il primo volume nel giro di 24h, ho lasciato passare un po' di tempo prima di iniziare Iron Flame perché non avrei voluto finire nel giro di 3 giorni una delle serie fantasy che più mi ha appassionato negli ultimi anni, seconda solo alle mie serie preferite di sempre (Throne of Glass e ACOTAR di Sarah J. Maas).

Questa recensione prevederà una parte spoiler free iniziale, seguita da una parte con vari spoiler perché sento proprio il bisogno di parlare nei dettagli di quello che è successo in questo libro con qualcuno!! Quindi, se avete già letto questo libro e volete confrontarvi su determinati eventi e sul finale, vi aspetto alla fine di questa recensione.


* io ho letto l'edizione originale inglese, quindi mi scuso se probabilmente alcuni termini specifici tradotti in italiano non corrispondono con quelli del testo originale presenti in questa recensione.



Titolo: Iron Flame (The Empyreans #2)

Autore: Rebecca Yarros

Genere: Romantasy

Casa Editrice: Sperling & Kupfer

Pagine: 672

Data di pubblicazione ITA: 2024


Sinossi

Tutti si aspettavano che Violet Sorrengail morisse durante il suo primo anno all'accademia militare di Basgiath, compresa lei stessa. Ma la Trebbiatura è stata solo la prima, difficilissima prova per eliminare i candidati più insicuri, indegni e sfortunati. Ora inizia l'addestramento vero e proprio, e Violet già si chiede come farà a superarlo. Perché non sarà soltanto terribilmente estenuante, brutale e progettato per testare la capacità dei cavalieri di resistere al dolore oltre ogni limite. Il vero pericolo è il nuovo vicecomandante, che ha deciso di dimostrare a ogni costo quanto la ragazza sia inadatta al posto che si è guadagnata a fatica, a meno che non tradisca l'uomo che ama. Forse il corpo di Violet è più debole di quello degli altri, ma di certo non le mancano né l'ingegno, né una volontà di ferro. E soprattutto, il vicecomandante non tiene conto della lezione più importante di Basgiath: i cavalieri di draghi si fanno le regole da soli. Ma la determinazione a sopravvivere non sarà sufficiente quest'anno. Perché Violet conosce il vero segreto nascosto da secoli all'accademia militare di Basgiath e niente, nemmeno il fuoco dei draghi, potrebbe essere sufficiente a salvarli.







Il mio principale timore prima di iniziare Iron flame era che non si attenesse agli standard già per me altissimi di Fourth Wing. L'autrice, Rebecca Yarros, nonostante avesse scritto esclusivamente romanzi romance prima di questa serie, è riuscita a creare un universo fantasy davvero interessante, che temevo, data l'apparente inesperienza, potesse iniziare a vacillare con questo secondo volume. Questo, però, non è stato assolutamente il caso di Iron Flame, in cui la parte fantasy e quella romance raggiungono un equilibrio perfetto, senza quindi quello sbilanciamento verso il romance presente invece verso la fine di Fourth Wing. I momenti spicy non mancheranno, ma saranno ben distribuiti nell'arco narrativo.


Iron Flame riparte da quando Violet si risveglia dopo essere stata guarita da Brennan, suo fratello maggiore, che lei credeva morto da ormai 6 anni. Nonostante l'opinione di alcuni su un inizio un po' a rallentatore, io devo ammettere che la Yarros mi ha tenuta sulle spine sin dai primi capitoli: vengono introdotte nuove dinamiche, nuovi personaggi, si iniziano a svelare alcuni segreti e si mettono sempre di più i sentimenti in gioco. 

Insomma, Iron Flame ha superato la "maledizione del secondo libro" a pieni voti.


Ho amato come ci siano state date più informazioni sul mondo di The Empyreans, sulle varie questioni politiche e sui territori al di là dei confini protetti di Navarra. Il mondo magico viene ampliato con elementi che arricchiscono ancora di più la trama, dandoci delucidazioni su punti del primo libro poco chiari e spunti su probabili dinamiche future.


Le relazioni tra i vari personaggi si fanno sempre più intricate e scopriamo tanti segreti sul loro passato e sulle loro aspirazioni future. I plot twist sicuramente non mancano e questo non fa che rendere la storia ancora più accattivante.


L'unica pecca di questo libro è stata una gestione temporale un po' confusionaria: all'inizio sono stati narrati eventi che per la complessità e durata si definivano su un arco di tempo di mesi, quando poi in realtà il lettore scopre che era trascorsa solo qualche settimana.


Direi che posso terminare qui la mia recensione spoiler free per questo secondo volume, che sicuramente soddisferà tutte le aspettative di voi lettori amanti di Fourth Wing.





Voto: 

La migliore serie fantasy degli ultimi anni
un romantasy in cui alla parte romance e fantastica 
viene data la stessa importanza



LA SERIE DI THE EMPYREANS






COMMENTI SPOILER: 
non leggere se non hai ancora letto Iron Flame



FINALE
Non so se mi conviene iniziare da questo, ma... VOGLIAMO PARLARE DI QUESTO FINALE???? No perché avevo un piccolo presentimento che sarebbe finita così sin dall'inizio di Iron Flame, grazie ai vari sogni di Violet e grazie al fatto che il Sage le avesse detto che sarebbe stata proprio lei a correre da lui in futuro. E infatti, l'unica persona da renderla così tanto reckless non può che essere Xaden. Anche se su questi sogni ci sono varie teorie di cui probabilmente vi parlerò in un post a parte 👀
Se questi primi due libri sono stati incentrati principalmente su Violet, sulla sua crescita e sulla sua presa di coscienza dei propri poteri e della propria forza, credo che dal prossimo volume Xaden acquisirà un ruolo ancora più prevalente, forse avremo anche un doppio POV? Chissà...👀 Sta di fatto che in Onyx Storm, 'sto ragazzo avrà un bel po' di problemi da affrontare e considerando che stiamo parlando di una serie di almeno 5 libri ne vedremo ancora delle belle. 😍

XADEN POV
Per quanto riguarda Xaden, mi piacerebbe scoprire qualcosa in più riguardo la sua storia familiare: chi era sua madre? Perché l'ha abbandonato dopo 10 anni senza apparentemente una sola parola? Che fine ha fatto? Forse è legata anche lei ai Venin?
Il bello di questa serie è proprio che alla fine di ogni libro non vediamo l'ora di leggere quello successivo per poter approfondire le nuove rivelazioni e plot twist inaspettati che l'autrice ci piazza qua e là durante la narrazione.

ANDARNA
Un altro plot twist che per me è stato completamente disarmante è la vera identità di Andarna. Il discorso che questo meraviglioso drago ha fatto a Violet, ricordando il momento in cui l'ha scelta appena nata perché vedeva in lei forza e fragilità e unicità, mi ha riempito il cuore. Sicuramente nel prossimo volume la sua storia e le sue capacità verranno sempre più approfondite. Sono anche molto curiosa di scoprire quale sarà il secondo dono di Violet o se magari in parte si sia già manifestato senza che ce ne accorgessimo.

R.I.P. LILITH SORRENGAIL
Un altro momento che mi ha ridotta in una pozza di lacrime è stato il sacrificio della madre di Violet per poter salvare i suoi tre figli da morte certa. Lilith Sorrengail è stato un personaggio non amato da molti sin dall'inizio di Fourth Wing, ma io ho sempre pensato che dietro questa sua corazza di generale inflessibile e glaciale ci fosse un amore verso i propri figli incommensurabile. Si è capito quando Violet ha raccontato del suo cambiamento dopo la presunta morte di Brennan e la successiva morte del padre, da come il generale Sorrengail abbia insistito a far iscrivere Violet al quadrante dei riders e da come nonostante tutto la sostenesse e la rispettasse anche senza mostrarlo apertamente. Il momento in cui Lilith sacrifica tutta la propria energia e quella del suo drago cadendo poi senza vita nelle braccia di Brannen ha avuto su di me lo stesso impatto della morte di Liam nel primo volume

SECONDO SIGNET DI VIOLET
A proposito! In Iron Flame Liam è apparso a Violet mentre quest'ultima veniva torturata da Varrish e questa sua apparizione così vivida e reale mi ha parecchio insospettita. E se il secondo signet di Violet fosse quello di poter parlare con le anime ormai donate a Malek? Sarebbe davvero un bel plot twist perché questo le permetterebbe eventualmente di confrontarsi anche con i primi Sei Riders, con suo padre, sua madre o con tutti i personaggi che sicuramente moriranno nei prossimi libri 💀.

Una delle cose che ho dovuto accettare, infatti, sin da subito leggendo questa serie è che qui tutti i personaggi possono morire, anche quelli che sembrano indispensabili per la trama. E devo la mia capacità di coping proprio alla Yarros perché se non avesse iniziato a far morire ragazzi innocenti sin dalla prova del Parapet non sarei mai riuscita a superare la morte di Liam nel primo volume.


COME SI È SALVATO BRENNAN?
Un'altra cosa che non mi è ben chiara è come Brennan sia sopravvissuto. Devo ammettere che dopo aver letto il finale di Iron Flame, ho il sospetto che anche la sua salvezza sia dovuta al potere bramato dai Venin. Forse il suo amico, rider di Tairn prima di Violet è diventato un dark rider affinché potesse salvarlo? 

VENIN
Da Onyx Storm sicuramente verremo introdotti ancora di più nel mondo dei Venin e oltre alla figura dei Sage forse scopriremo anche quella dei Maven, i veri poteri a capo di questa fazione di cattivi. Forse la trasformazione di Xaden sarà proprio l'asso nella manica per poter sconfiggere questa magia oscura? Ma a quel punto che cosa ne sarà di lui?
Io ormai mi aspetto di tutto da questa serie e, leggendo anche alcune recensioni sui romance della Yarros, non mi meraviglierei se con la fine del 5° (e ultimo, forse?) libro ci ritroveremo tutti in una valle di lacrime.

Fatemi sapere anche voi cosa ne pensate, vi aspetto nei commenti!




– Mari


Recensione "The Kissing Booth" di Beth Reekles

agosto 16, 2024 0 Comments
Buongiorno a tutti lettori!
Oggi voglio parlarvi di una storia che ha fatto il giro del mondo e che adesso finalmente è arrivata in Italia e che sicuro molti di voi apprezzerete. Si tratta di The Kissing Booth, romanzo scritto da Beth Reekles, di cui voi sicuramente avete sentito parlare per la sua trasposizione cinematografica su Netflix. Da poco ho iniziato una collaborazione con la casa editrice DeA Planeta Libri, che mi ha gentilmente inviato una copia digitale di questo romanzo! Vedendo diverse scene del film su internet, ero davvero curiosa di leggere la storia che ha dato origine a tutto questo. Tuttavia, poiché è da molto che non leggo romanzi Young Adult e poiché l'autrice ha iniziato a scriverlo solo a 15 anni, ci sono molte cose che mi hanno lasciata perplessa e che vi spiegherò più avanti in questo post.
Enjoy! 💜

Titolo: The Kissing Booth
Titolo originale: The Kissing Booth
Autore: Beth Reekles
Editore: DeA
Pagine: 384
Genere: Young Adult
Data di pubblicazione: 22 Maggio 2018

Sinossi:
Rochelle ha diciassette anni, è bella, popolare, brillante. È circondata di amici, ma non è mai stata baciata. Non ha mai avuto un fidanzato, solo cotte per tipi sbagliati, bad boy di cui le era impossibile innamorarsi davvero. E Noah non fa eccezione. Anche lui è inaffidabile, tenebroso, irritante. E con le ragazze vuole solo divertirsi. Rochelle non ha alcuna intenzione di cedere al suo irresistibile fascino. Perché di una cosa è certa, Noah non è quello giusto. Glielo ripete di continuo anche Lee, il suo migliore amico, l’unica persona a cui Rochelle non potrebbe mai rinunciare. Ma il fatto che Lee sia il fratello di Noah complica ogni cosa. Soprattutto quando Lee scopre un segreto, un segreto inconfessabile che non può, o forse non vuole, condividere con Rochelle.


The Kissing Booth di Beth Reekles è un romanzo Young Adult che ha appassionato tantissimi lettori teenager nel mondo e che è stato recentemente pubblicato anche in Italia in contemporanea all'uscita del suo adattamento cinematografico su Netflix. Personalmente, mi sembra di averlo visto ovunque in questo ultimo periodo, quindi, da brava lettrice, prima di vedere il film ho voluto leggere il libro.
La storia è quella classica che troviamo in tutti i romanzi del genere, ma stereotipata al massimo. La protagonista femminile, Rochelle, è di una bellezza inconsapevole, ingenua, gentile, simpatica e amica di tutti, mentre il protagonista maschile, Noah, è il classico bello, ricco, playboy, badboy e con una moto fantastica. Ah, vi ho detto che è anche molto intelligente? Già arrivata a questo punto mi chiedevo se davvero potessero esistere delle persone del genere al mondo e dove la loro storia sarebbe andata a parare. Poi abbiamo Lee, migliore amico di Rochelle e fratello minore di Noah. All'inizio sembrava il più sano dei tre, però, verso la fine, anche lui ha dimostrato di avere dei comportamenti assolutamente inverosimili.
Secondo me, infatti, il problema di The Kissing Booth è proprio la quantità spropositata di cliché e la completa separazione dei personaggi dalla realtà. Dico sul serio: pensate a tutti i cliché che vi vengono in mente e questo romanzo li ha. Tutti. Alla fine è stato anche abbastanza divertente trovarli nella trama - ti fanno ridere e staccare sì dalla realtà -, però erano davvero esagerati. E' anche vero che sono tipici del genere, però penso che se elaborata meglio questa storia letta e riletta avrebbe potuto lasciarci qualcosa di più.

Subito dopo ho visto anche il film, inutile dire che molte scene sono state tagliate, riscritte, aggiunte. Spesso anche delle scene importanti e determinanti per la storia. So che sono state delle scelte cinematografiche per rendere il tutto più appetibile al grande schermo, però c'è un limite a tutto. Vi faccio un esempio, i due migliori amici, Lee e Elle, devono creare uno stand di baci, una kissing booth appunto, e per farlo sfruttano il laboratorio di falegnameria, quindi assi di legno, pennelli e colori. Il problema è che questa kissing booth alla fine risulta essere uno stand enorme, pieno di luci accecanti che nessuno studente sulla faccia della terra potrebbe realizzare da solo. Ecco io ogni questi surrealismi negli YA, perché mi ricordano di stare leggendo una storia finta, per cui quindi non provo alcun interesse. 

Quindi The Kissing Booth è bocciato a pieni voti. L'unico promosso è l'attore di Noah solo per il suo sex appeal😂.



Voto:

Purtroppo, è uno YA come tutti gli altri,
carino e con molti elementi irreali.


-Mari

Recensione: "Obsidio" di Amie Kaufman e Jay Kristoff

agosto 16, 2024 0 Comments
Buongiorno lettori!
Qualche amante dello Sci-fi out there?
Qualche giorno fa ho terminato la lettura di Obsidio, terzo capitolo della serie di Illuminae e devo subito parlarne con qualcuno! The Illuminae Files è una serie strabiliante scritta a quattro mani da Jay Kristoff e Amie Kaufman e pubblicata in Italia da Mondadori. Qui potete trovare la mia recensione sul primo volume della serie.
Enjoy!

Titolo: Obsidio (The Illuminae Files_03)
Autore: Jay Kristoff & Amie Kaufman
Editore: Mondadori
Pagine: 615
Genere: Sci-Fi
Data di pubblicazione: 30 ottobre 2018

Sinossi:
Asha Grant è approdata su Kerenza per sfuggire al suo passato. Peccato che questo l'abbia appena raggiunta. La ragazza è sopravvissuta all'assalto della BeiTech e da quel momento collabora in incognito con i pochi, disperati, coraggiosi membri della resistenza mentre, nel frattempo, si domanda cosa fare del segreto che tiene nascosto. L'ultima cosa che immaginava era di doversi preoccupare del suo ex, Rhys Lindstrom, appena sbarcato sul pianeta e più bello che mai nella sua uniforme BeiTech nuova fiammante. Chi può dirle con certezza se il ragazzo sarà per lei una via d'uscita o la garanzia che non se ne andrà mai viva da quel sasso congelato? Asha non è l'unica nei guai: la banda di sopravvissuti guidati da sua cugina Kady sta tornando su Kerenza, ma non ha abbastanza ossigeno per il viaggio. Oltretutto dietro l'angolo potrebbe anche esserci il rischio di un ammutinamento, ma non saranno certo queste inezie a fermare il Gruppo Illuminae. Purtroppo il tempo non è dalla loro parte. La BeiTech ha pianificato lo sterminio di tutti i civili su Kerenza ed è a un passo dal realizzarlo: soltanto un miracolo può salvarli. E i miracoli, lo sanno tutti, sono soltanto probabilità statistiche... o no?



Finalmente siamo arrivati all'ultimo capitolo della serie di Illuminae e preparatevi perché accadrà di tutto. Kady e Ezra e Hannah e Nik insieme a tutti i loro compagni non sono ancora sfuggiti dai radar della BeiTech e per poter ritornare alla loro vita di prima o semplicemente per poter continuare a vivere devno riuscire a raggiungere una stazione di salto e cercare di raggiungere il Centro e chiedere aiuto. La più vicina stazione è proprio quella che sta utilizzando la BeiTech nei pressi di Kerenza IV, il pianeta in cui si è manifestato il genocidio di massa in seguito alla lavorazione di ermio dalle miniere illegali. Kady e Ezra non sanno se c'è ancora qualcuno dei loro vecchi abitanti sul loro pianeta, ma sicuramente non hanno superato tutte queste avversità senza volerlo scoprire e senza aiutarli. Grazie all'aiuto dei nuovi grandi eroi che hanno incontrato sulla MAO, Hannah, Nik, Ella, cercheranno di portare alla luce le atrocità della BeiTech e salvare i superstiti per poter vendicare tutte le migliaia di persone uccise nei mesi precedenti. Non è una missione semplice, anzi, è una vera e propria missione suicida.

Kristoff e la Kaufman vi terranno con gli occhi incollati alla pagina fino alla fine. Non posso dirvi che non piangerete, che non urlerete o che non lascerete qualche lacrima su quelle stesse pagine, perché come on si parla di una guerra interspaziale ed è impossibile che fili tutto liscio e che alla fine siano tutti felici e contenti. Tuttavia, vi assicuro che sarà un viaggio bellissimo, fatto di risate, nuovi incontri, e scontri, e che vi farà riflettere intensamente sulla vita e sulle cose davvero importanti.

I due autori sono dei veri e propri architetti di questo genere: ci forniscono mappe di navicelle spaziali, mappe dell'universo, diari di bordo, diari personali, documenti ufficiali, scambi di messaggistica andando a indagare ogni tipo di sistema di narrazione. La storia ci viene infatti raccontata con diversi strumenti, tutti diversi, personali e unici che la rendono ancora più particolare e riconoscibile. Fin da Illuminae ho amato questo stile narrativo, perché ti tiene sempre all'erta e ti intrattiene come pochi romanzi riescono a fare.

Poiché questa è una recensione spoiler free su un romanzo conclusivo (forse?) di una serie, è il caso che mi ferma qui. Ah, vi state forse chiedendo il perché del "forse" nella frase precedente? La scorsa settimana Jay e Amie hanno pubblicato questa foto sui loro profili Instagram. Significa forse che l'avventura nello spazio intergalattico non è ancora finita?


VOTO:
Per l'unicità dello stile narrativo, per la crudeltà della morte e 
per la forza di vita che fuoriesce da ogni pagina di questa serie. 

Recensione: "Vorrei solo averti qui" di Kennedy Ryan

agosto 16, 2024 0 Comments

Vorrei solo averti qui (Shot Series Vol. 1) eBook: Ryan, Kennedy ...

Titolo: Vorrei solo averti qui (Shot series Vol.1) 

Autore: Kennedy Ryan

Casa Editrice (italiana): Newton Compton Editori

Data di pubblicazione (italiana): 19 aprile 2020


Formato letto: ebook, 2,99€













Io farei tutto quello che è in mio potere per aiutarti a seguire i tuoi sogni così che tu potessi prenderti cura di te stessa. E allora tutti e due sapremmo che stai con me perché lo vuoi, non perché non hai altra scelta.


Ho iniziato a leggere questo libro un paio di giorni fa. E sono all’incirca 24h che non lo prendo in mano. 

Ho letto un paio di recensioni prima di decidere se comprarlo o no. Non conoscendo l’autrice, preferisco sempre buttare un occhio alle opinioni dei lettori. Le ho trovate tutte entusiasmanti, ma soltanto una è stata veritiera e mi ha spinto a comprarlo. Non perché aveva ricevuto il massimo del punteggio, ma per la sincerità che ne traspariva.

Questo non è un libro facile. Immagino che vi stiate chiedendo quale motivo mi sta tenendo lontana da un libro. Non è il lavoro e non sono nemmeno altri impegni. Non è un problema di grammatica né la trama assurda, come mi è già capitato in passato. Non è nemmeno la pubblicazione di un libro che avevo atteso da tanto – ammetto che mi è capitato, in passato, di mettere in pausa alcuni libri solo per poter leggere il secondo capitolo di una saga che attendevo da mesi. No, tutto questo non c’entra niente.

Ho deciso di prendermi una pausa per essere pronta a leggere la scena che mi si stava delineando davanti agli occhi. 

Perché?

Perché ho bisogno di coraggio.



Ho finalmente ripreso in mano il libro 3 giorni dopo aver iniziato questa recensione. 

È stata dura. 

Questo libro mi ha coinvolta a tal punto che sussultavo ad ogni riga.

SPOILER: l’autrice non indora la pillola per niente. E, onestamente, penso che abbia fatto la scelta giusta, in modo da rendere partecipe il lettore di quello che Iris, la protagonista femminile, prova. 

Ovviamente non è possibile rendersi veramente conto di quello che le vittime di violenza domestica subiscono solo tramite un libro, ma l’autrice, grazie alle testimonianze raccolte in un centro di assistenza a donne vittime di abuso domestico, è riuscita a descrivere il processo di rinascita che, per fortuna, le caratterizza.

Ed Iris ne è il perfetto esempio. È una donna forte che si è ritrovata incastrata in una relazione che la soffocava, in un primo momento, per poi rivelarsi essere una trappola. 

C’è stato un momento, all’interno del libro, in cui mi sono resa conto di quanto sia facile giudicare situazioni del genere senza conoscere niente. E credo che l’autrice abbia inserito la scena delle due fidanzate spettegolanti proprio per aiutarci a realizzare quanto sia facile prendersela con la vittima, dandole la colpa di essere troppo debole, troppo avida oppure troppo codarda per cercare di liberarsi da una relazione tossica. Il vero problema è che queste donne sono sole. E non per scelta. I loro compagni le hanno spinte ad allontanarsi dalla famiglia e dagli amici, ad isolarsi e a chiudersi dentro le mura domestiche. E questi “amorevoli” compagni non sempre devono faticare troppo per isolarle: la vergogna è un loro alleato fedele. Associato alla paura, soprattutto se ci sono figli di mezzo. La vergogna e la paura del giudizio degli altri, le minacce fatte più o meno a bassa voce, i lividi che rimangono sulla pelle, i lividi che ricoprono l’anima, lasciando cicatrici più profonde di quelle fisiche. 

Iris è una sopravvissuta. Ha lottato per la figlia, mettendola al primo posto e rinunciando a tutto pur di proteggerla. Lei è la protagonista indiscussa di questo romanzo. Ed insieme a lei lo sono tutte quelle donna che hanno lottato, e che ancora lottano, per ritrovare sé stesse. Spero che ce la facciano. 

Questo romanzo mi ha coinvolta come nessun altro romanzo aveva fatto da un bel po’ di tempo. Con il passare delle pagine, diventi parte anche tu della storia: ti emozioni negli incontri rubati tra Iris ed August, sussulti nei momenti bui, ti si stringe il cuore quando Iris abbraccia Sarai, ti senti sopraffatta dalla disperazione come Iris, fino a fare i salti di gioia per la rinascita di Iris e per l’amore che fluisce ininterrotto da August. 

Da parte sua, August è il tipico ragazzo che crede di avere il mondo ai suoi piedi e, quando incontra Iris in un bar, pensa di aver finalmente toccato il cielo con un dito. Peccato che la vita di Iris non dipenda da lui. Entrambi compiono le loro scelte, obbligate e non. Ed entrambi ne pagano lo scotto.

Mi sono innamorata di August insieme ad Iris.

E mi sono innamorata di Iris insieme ad August. 

Semplicemente perché non si può non amare entrambi. 


A volte ci sono occasioni nella vita, nelle quali tutta la nostra esistenza può cambiare completamente. Un bivio sulla nostra strada. A volte il cuore parla sottovoce e quando riusciamo a sentirlo, quando lo ascoltiamo, è troppo tardi e noi non lo sappiamo. Ma adesso, nel rifugio della mia mente, lo so. E lo bacio. Nei miei sogni scelgo lui, il mio principe, invece dell’impostore.


La tenerezza e la devozione con cui August si relaziona con Iris sono in netto contrasto con il comportamento di Caleb, il quale, a suo dire, dovrebbe essere la persona che ama Iris di più al mondo. Sono quasi dispiaciuta per Caleb. Ovviamente sono anche arrabbiata con lui. Ma la sua incapacità di provare affetto e di amare, portandolo a comportarsi in modo ossessivo e violento, mi ha suscitato una tristezza immensa.

Non esiste alcuna giustificazione ad un comportamento del genere.

Nessuna.

Eppure, la domanda sorge spontanea: cosa può portare qualcuno a comportarsi in quel modo? Bisogna essere malati? Oppure si è semplicemente stupidi? Esiste veramente un “qualcosa” alla base di tutto questo?

Onestamente, non credo. 

La cosa triste è che, per quanto il mondo possa essere pieno di August, è anche pieno di Caleb. E, spesso, sono i Caleb ad avere la meglio. 

Bisogna prestare più attenzione al mondo che ci circonda, alle persone che incrociamo per strada e, soprattutto, a smettere di giudicare gli altri, senza sapere niente della loro vita. 

Ho recentemente iniziato a seguire il profilo Ig di un’illustratrice britannica e un suo post in particolare mi è rimasto in mente: immaginate una fermata del bus, con tante persone in coda ad aspettare il proprio turno per salire. Quante volte vi è capitato? Ricordo che, a volte, con i miei amici facevo un gioco particolare: tentavamo di indovinare che lavoro facessero le persone che si ritrovavano con noi sotto alla pensilina. Ecco, lei ha disegnato un fumetto sopra ognuno dei personaggi raffigurati, inserendoci il loro stato d’animo oppure l’avvenimento principale della loro giornata. A volte le persone possono apparire perfette esteticamente, ben vestite, ben curate, ma portarsi dentro un bagaglio di sofferenze ed insicurezze che non possiamo nemmeno immaginare. E quindi non ci rendiamo conto che la signora con le extension bionde davanti a noi non le abbia per pure vanità, ma le abbia appena fatte dalla parrucchiera in seguito alla recente scoperta di dover affrontare una chemio aggressiva, che la porterà a perdere tutti i capelli e abbia deciso di risaltarli per un ultimo mese. Oppure non ci rendiamo conto che una maglietta a maniche lunghe ed una gonna ampia lunga fino alle caviglie portata d’estate possano essere un modo per coprire i segni blu lasciati da mani che dovrebbero accarezzare, e che il fondotinta esagerato non sia una mancanza di stile, ma l’unico modo per avere la possibilità di uscire senza ricevere domande alle quali non si è pronti a dare una risposta. 

 Leggete questo libro. 

 Non ho altro suggerimento da darvi. 

 Inoltre, ho deciso che non darò un voto a questo libro, perché la storia di Iris ed August non merita un voto: merita un applauso. E merita di essere letta. 

 In conclusione, comprate e leggete questo libro. Non è perfetto, ma trasmette un messaggio forte, che va diffuso: la violenza domestica si nasconde nei paradisi più perfetti e bisogna aiutare queste donne ad essere libere insieme ai propri figli. 

 A fine maggio uscirà il secondo libro di questa serie. Speriamo che sia all’altezza. 

 Vi saluto, alla prossima recensione, ragazzi!

 Cordialmente, 

 B.


Recensione: "First Lady" di Susan Elizabeth Phillips

agosto 16, 2024 0 Comments

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Titolo: First Lady
Autore: Susan Elizabeth Phillips

Casa Editrice (italiana): Leggereditore

Data di pubblicazione (italiana): 20 settembre 2019

Formato letto: ebook, 0.99€













Ho la bruttissima sensazione che tu non mi ami, ma questo non cambia ciò che provo per te, né lo rende meno reale.

 SHE’S BACK!

 O meglio… non se ne è mai andata e continua a stupire ed emozionare con le sue storie. 

 Ovviamente sto parlando di Susan Elizabeth Phillips, 71 anni compiuti lo scorso dicembre, non si è ancora fermata ed ha appena annunciato il suo prossimo libro Dance away with me, che verrà pubblicato a giugno negli Stati Uniti. Al momento la domanda è: quando sarà pubblicato in Italia? 

 Non siate troppo ottimistici sulla tempistica, perché First Lady fu pubblicato negli USA nel 2000. 19 anni dopo, è finalmente arrivato anche in Italia. Chissà se ci toccherà aspettare fino al 2040 per poterlo leggere in italiano. 

 Anche se, da un certo punto di vista, sono contenta che i libri della Phillips sia diventati disponibili in Italia solo decenni dopo la loro originale data di pubblicazione: in questo modo, sono riuscita a leggerli nel momento ideale. Infatti, se fossero usciti solo ad un paio di anni di distanza dalla data di pubblicazione americana, non ne sarei venuta a conoscenza, oppure li avrei semplicemente snobbati, ritenendoli troppo “antichi” per essere degni di essere letti. 

 Quindi, per una volta, mi trovo a ringraziare la lentezza dell’editoria italiana. Segnatevela perché questa sarà la prima e ultima volta: da domani tornerò a lamentarmi per questo o quel libro di cui sto aspettando la pubblicazione dal 2014 (Samantha Shannon, ti leggerò in lingua originale, prima o poi!).

 Ma torniamo a noi. 

 Come sempre, la Phillips ha l’innata capacità di saper coinvolgere il lettore e farlo immedesimare con la protagonista della storia, non importa che sia una scrittrice di libri per bambini, una professoressa di fisica, una donna che ha perso tutto o un’attrice sul finire della sua carriera, lei riesce a farti entrare in contatto con la protagonista femminile, non importa quanto sia distante dalla tua realtà quotidiana. E nemmeno il fatto di utilizzare la First Lady degli Stati Uniti ha impedito all’autrice di fare la sua magia: instaurare un legame tra lettore e personaggi principali. E dire che tra me e la First Lady di strada ce n’è da fare, eh. 

 Ho apprezzato Nealy: mi sono immedesimata in lei quando descriveva la sua voglia di uscire dagli schemi, scappare dalla sua vita di tutti i giorni, una vita che non si era scelta, o che, comunque, non stava vivendo nel modo in cui se lo era immaginato. L’ho adorata per la sua capacità di sorprendersi ed entusiasmarsi delle piccole cose, con un atteggiamento quasi infantile, ma che rispecchia una genuinità che dovremmo essere tutti capaci di mostrare. Purtroppo, le nostre esperienze e il fatto di crescere, ci portano via questo atteggiamento “da bambini”. Un vero peccato. Nealy mi ha fatto riflettere su questo argomento e ho realizzato che dovremmo tutti cercare di goderci appieno il singolo momento: lanciare un frisbee, fare un picnic sul prato, godersi un pranzo con le persone a cui si vuole bene ed esplorare un luogo nuovo. A volte ci rendiamo conto di esserci persi dei momenti importanti della nostra vita per il semplice fatto che eravamo concentrati su altro, e non abbiamo prestato attenzione a quello che ci succedeva intorno o davanti ai nostri occhi. E alle volte quel “altro” risulta essere futile o una perdita di tempo. Si fanno degli errori, e una macchina del tempo non sarebbe male per poter tornare indietro, premere pausa e mettere da parte il telefono oppure abbassare la musica e goderci quel momento particolare con le persone che amiamo.


Voglio che tu sappia che sarai sempre la parte migliore di me.


 Mat. Come al solito la Phillips stupisce descrivendo fisicamente l’uomo dei tuoi sogni (alto, muscoloso ma non da palestra, da duro lavoro, che a questo giro si associa all’accoppiata capelli scuri-occhi grigio ghiaccio), aggiungendoci sempre quella punta di tenerezza che lui si sforza a nascondere dall’inizio del libro. In questo caso non abbiamo a che fare con uno sportivo famoso, all’apice della sua carriera e nemmeno con uno scrittore di libri o un professore universitario/circense part-time: Mat è quello che ha appena raggiunto il fondo e sta cercando in ogni modo di risalire. Ha mandato a vacca la sua carriera di giornalista e si è appena ritrovato padre di un’adolescente e una neonata che non sono nemmeno geneticamente sue. Eppure, nonostante l’atteggiamento scorbutico ed autoritario che cerca di mantenere con le figliocce e Nealy, si riesce a scorgere in lui quel I CARE, così tanto inneggiato nelle campagne amministrative americane degli ultimi tempi (per non parlare di Don Milani con la sua scuola di Barbiana negli anni del secondo dopoguerra). Cosa posso aggiungere? Niente, se voglio evitare spoiler.

 Un viaggio a bordo di una vecchia Winnebago (provate ad immaginare un vecchio camper anni ’80) attraversando metà degli Stati Uniti, ognuno con i suoi segreti e con i propri desideri, che non combaciano con quelli dei compagni. Lasciatevi trascinare e sarete capaci di godervi appieno questo viaggio e, magari, riuscirete a riflettere un pochino anche sulla vostra vita. Prendetevi del tempo per voi stessi, per potervi riorganizzare e capire cosa volete veramente. Nealy l’ha fatto volontariamente, mentre Mat ci si è trovato costretto, ma entrambi ne hanno tratto beneficio. 

 In conclusione, spero che si sia capito che questo libro è STRA CONSIGLIATO dalla sottoscritta: emozionante e coinvolgente, divertente e a tratti riflessivo, una lettura scorrevole che sa anche far riflettere. Le assegnerei un voto 4 su 5 oppure 8 su 10. Niente da aggiungere, la Phillips è unica. Aspetterò il prossimo libro con ansia, cercando di far passare il tempo rileggendo i suoi altri successi (qualcuno di questi è stato recensito in passato nel blog). 

 Ci si sente alla prossima recensione, ragazzi.

 Cordialmente,

 B.

 


Recensione: "La mia Brexit" di Francesco De Carlo

agosto 16, 2024 0 Comments

La mia brexit: diario di un comico nel posto giusto al momento ...


Titolo: La mia Brexit

Autore: Francesco De Carlo

Casa Editrice (italiana): Bompiani, Giunti Editore

Data di pubblicazione (italiana): Marzo 2019

Formato letto: cartaceo, 14,25 €













“ In fin dei conti è proprio vivendo all’estero che ho scoperto quanto sono italiano, quanto gesticolo, quanto parlo ad alta voce, quanto sono insofferente alle regole e al politicamente corretto, quanto vorrei fischiare alle donne da una vespa in corsa come in un vecchio film neorealista e quanto mi piace la carbonara. “


Ho deciso di recensire questo libro di getto, senza pensarci troppo. 

So che si discosta pesantemente dalle recensioni che potete trovare su questo blog, e probabilmente vi state chiedendo se non mi sia fumata qualcosa. 

Onestamente, non avrei mai letto questo libro. Insomma, sono in quel periodo della vita dove voglio leggere solo quello che mi va, qualcosa di non troppo impegnativo e che mi aiuti a dimenticare la realtà. E questo libro si discosta completamente da tutto ciò. Ho riscoperto le paure e le ansie che mi stavo nascondendo, riportandole a galla in modo brutale e facendomi dubitare dalle mie scelte. 

Ma forse è meglio partire dal principio. 

Ho ricevuto questo libro in regalo lo scorso Natale. È stato un regalo pensato e un po’ ironico, voluto a sdrammatizzare la situazione di chi, come me, ha lasciato l’Italia per trasferirsi nel Regno Unito dopo il voto favorevole alla Brexit. Non voglio annoiarvi troppo con i particolari, quindi cercherò di essere sintetica.

Mi sono trasferita ormai un anno fa nella ridente Exeter, capoluogo del Devon, cittadina semisconosciuta ai più. Va bene, togliamo il “semi”: sconosciuta alla stragrande maggioranza degli italiani – e alla sottoscritta, prima che firmasse il contratto di lavoro. Non è male come posto per vivere. Siamo nel sud-ovest dell’Inghilterra, praticamente appena prima della famosa Cornovaglia. La gente viene ad Exeter per due motivi: per l’Università (pare che sia la quinta per importanza dell’Inghilterra) e per ritirarsi a vita tranquilla, dopo essere andati in pensione. Eh sì, un bel mix. Immaginatevi una cittadina di circa 120 mila abitanti, popolazione che aumenta tra settembre e giugno, dato l’afflusso di studenti provenienti da tutto il mondo. Pare che, negli ultimi anni, sia aumentato esponenzialmente il numero di studenti stranieri provenienti dall’Asia: cinesi, giapponesi, indiani, pakistani, coreani, ecc. Quindi, provate a visualizzare la situazione tipica della domenica alle 11:00 di mattina: nei tavolini fuori dai pub puoi trovare gruppi di signore in là con gli anni intente a brindare con una flûte di prosecco (pare che sia all’ultima moda, qui nel Regno Unito), mentre dedicano tempo al loro brunch, circondate dai residui dei bagordi fatti dagli universitari la notte precedente.

Vorrei sottolineare, come è presente anche nel libro di De Carlo, che italiani e britannici hanno una concezione diversa di alcool. Se per noi l’alcool è un mezzo di condivisione, per loro è semplicemente un modo per dimenticare e disconnettersi dalla realtà: non ho mai visto così tante persone ubriache fino a quanto non mi sono trasferita qui. Non a caso, l’alcolismo è LA piaga della società anglosassone. Quindi, a titolo informativo, se andrete mai a visitare la fabbrica della Tennent’s a Glasgow, non aspettatevi di trovare la “Supere Tennent’s” di 9°. Pare che siano stati “costretti” a venderne i diritti ad un paio di birrerie del Vecchio Contenente (una in Germania e l’altra in Italia) per poter salvare la loro immagine sociale e, da ormai una quindicina d’anni, non la distribuisco più in UK. Dunque, non pensate che le signore di una certa età nominate nel paragrafo precedente siano tanto innocenti: non si fermano mica alla prima flûte. Sono, infatti, capaci di passare al gin tonic fino allo stordimento, ovvero fino a quando non riescono, in un modo o nell’altro, a salire su un taxi che le riporti a casa dal marito. 

Sto divagando, ora, scusate. Ritorno al libro.

De Carlo racconta la sua esperienza con semplicità, quasi questo libro fosse uno dei suoi monologhi e lui stesse parlando direttamente a te lettore. Perché lui sa che, se stai leggendo questo libro, ti trovi, molto probabilmente, nella sua stessa situazione. Credo che lui adesso sia rientrato stabilmente in Italia e stia proseguendo la sua carriera tra radio e televisione.

Uno degli argomenti affrontati nel libro è la solitudine. Cavolo, il Regno Unito ti può veramente far sentire sola. Non sto dicendo che non ci siano persone speciali ed affettuose, qui. Semplicemente la gente sembra essere più concentrata su sé stessa, più fredda, più di fretta (pure nell’ubriacarsi: eating is cheating) e più distante anche fra membri della stessa famiglia (concezione completamente diversa da quella mediterranea). E questo, se sei arrivato, come la maggior parte degli italiani, da solo e senza conoscere nessuno, è un ostacolo decisamente difficile da superare. Alcuni ragazzi arrivano in UK, lavorano per qualche mese e poi tornano a casa. I più coraggiosi si fermano qualche anno, prima di cedere alla chiamata della Patria. Poi, noi italiani tendiamo sempre a fare gruppo, per passare serate nostalgiche a lamentarci davanti ad una birra annacquata, insultando Domino’s e disgustati dal caffè di Starbucks (che poi, si può veramente chiamare caffè? Per me non è altro che acqua sporca). Quindi fatichiamo a creare legami con gli autoctoni. Non a caso, le persone a cui sono più legata qui sono spagnole. E voi direte: “E che c’entra?”. Beh, gli spagnoli sono quello di più simili agli italiani, senza esserlo. Perché? Perché hanno una cultura simile alla nostra, seppur apprezzino la famosa pineapple pizza, ma non parlano la tua lingua, quindi ti tocca sforzarti di parlare inglese. Non facile, ma utile, a lungo andare. 

Lo scrittore si mette a nudo, mostrando la sua parte vulnerabile. Facendo ciò, mette a nudo anche il lettore, spingendolo a riflettere e porsi delle domande che, spesso, non trovano risposte. 

Il libro è brillante, divertente e triste allo stesso tempo, thought-provoking, come direbbero qui, in terra di sua Maestà Elizabeth II, che, tra l’altro, alla veneranda età di 94 anni compiuti a fine aprile, è stata paparazzata a cavallo giusto l’altro giorno. Che sia l’alcool o l’aria di Londra? Chi lo sa. In qualsiasi caso, lei rimane icona intramontabile di un Paese che, purtroppo, sta perdendo il suo fascino e la sua attrattiva. 

Ho particolarmente apprezzato il messaggio finale che De Carlo lascia al lettore. È un messaggio incoraggiante, che arriva alla fine di un libro che può portarti quasi allo sconforto, quanto è capace di andare a stimolare i punti giusti. Lo riporto qui sotto, perché questo dovrebbe essere detto a tutti gli italiani che lasciano la loro casa, la loro famiglia, gli amici, la routine, per buttarsi in una nuova avventura. 


“Non lamentatevi. Vi mancheranno il sole e la carbonara,ma là fuori ci sono un mondo fantastico da scoprire e persone nuove da incontrare. Uscire dalla comfort zone è l’unico modo per crescere, quindi stringetevi una sciarpa al collo, sorridete e every little thing ganna be alright.”


Darei un bel 4,5 stelle su 5 a questo libro. Prima di tutto, per fare contento Francesco De Carlo: ha tanto agognato di avere una recensione da 4 stelle quando è arrivato a Londra, che mi sento in dovere di dargliene addirittura mezza in più! Scherzi a parte, se le merita tutte. Ringrazio la persona che mi ha regalato questo libro, e ringrazio anche la decisione presa qualche giorno fa di non portare il mio fidato Kindle in spiaggia (ho troppa paura che la sabbia finisca per farlo andare in tilt), e di aver preferito questo libro cartaceo agli altri che avevo a disposizione. 

Non so se De Carlo ha in programma di scrivere un altro libro. Nel qual caso, lo leggerò di sicuro!

Alla prossima recensione, ragazzi. Spero di non farvi attendere troppo.

Cordialmente,

 B.